l’Assemblea Generale della Church of Scotland di Edimburgo. Report della pastora di Rimini
Il 26 maggio 2017, giornata di chiusura della General Assembly della Church of Scotland, l’edizione del mattino del The Times titolava in basso, immediatamente dopo la pagina centrale sull’attentato di Manchester, «La Chiesa si scusa per il pregiudizio e apre la strada ai matrimoni gay».
Così vengono sintetizzati quattro anni di dibattiti in una chiesa storicamente conservatrice e un percorso che da un punto di vista ecclesiale, se nuovi intoppi non insorgeranno, non si concluderà prima di sei, dopo grandi polemiche, incomprensioni e lotte.
La General Assembly è il momento di massima espressione delle chiese di Sua Maestà, le cui delegazioni cambiano di anno in anno (pastore e pastori inclusi) in base a un principio di turnazione. Una chiesa fatta da tante chiese, ognuna con una storia territoriale diversa e senza una teologia comune, unite da un sistema presbiteriano che le lega alla corona reale. Sono questi, anni caratterizzati da un tempo di verifica: quale voce comune per la Chiesa di fronte a tanta diversità?